Il profumo di rose rosse e tulipani, orchidee e ortensie la inebriava. Respirò profondamente e si abbandonò al piacere che quella fragranza le concedeva. Aprì gli occhi e si prese qualche momento per contemplare il suo riflesso allo specchio. La sua truccatrice, Eve, seduta accanto a lei, stava avendo difficoltà nel cercare di seguire i suoi movimenti: esitante, mosse il pennello verso l'occhio di Eloïse ma fu costretta a ritirarlo poco dopo, appena percepì che la ballerina stava per cambiare posizione. Tentò di sfumare l'ombretto sulla palpebra di lei, ma un gesto della mano le fece capire che la sua cliente stava perdendo la pazienza. Eve ringraziò la ballerina, si congedò e uscì dal camerino.
Eloïse era seduta su uno sgabello, avvolta in un mantello di seta nero con intarsi color avorio rifiniti a mano, che, seguendo i movimenti armoniosi del suo corpo, originava riflessi luminosi di impareggiabile meraviglia. Le gambe, magre ma toniche, erano incrociate con grazia. Da sotto la seta nera, due scarpe da punta in raso si piegavano e si distendevano seguendo i movimenti delicati e fluidi dei piedi di lei. Guardandosi allo specchio, Eloïse si passò la mano nei capelli e cominciò a sfilarsi forcine e mollette, sciogliendo l'elaborata acconciatura che indossava.
La porta si aprì e fece capolino un giovane grassottello, sulla trentina, con occhiali e capelli corti e ricci. Eloïse non era sicura di come si chiamasse, nonostante fosse stato il suo parrucchiere per i servizi fotografici di Edouard negli ultimi due anni. A giudicare da tutto il tempo che il giovane ci aveva messo ad arrivare, lei cominciava a sospettare di aver sbagliato il nome. A Eddie (o almeno così Eloïse ricordava che si chiamasse) vennero i sudori freddi appena vide l'acconciatura di lei, il risultato del proprio lavoro in quelle ultime due ore, completamente disfatta e si bloccò sulla soglia. Leispostò, infine, lo sguardo dal proprio riflesso nello specchio a Eddie.
«Oh, eccoti. Quante volte devo chiamarti?»
La voce di Eloïse lo riportò alla realtà e lo gettò nel panico, mentre cercava di capire dove avesse sbagliato.
«In realtà, pensavo che avessimo finito. Voglio dire, abbiamo provato diverse acconciature e questa ci piaceva quindi...»
«No».
La voce implacabile di lei interruppe senza pietà la frase di Eddie. Gocce di sudore cominciarono a scendere dalle tempie di lui, giù sulle sue guance rosse. Nei suoi, seppur pochi, anni di esperienza, gli era capitato di aver a che fare con clienti difficili ma mai quanto Eloïse Leroy, che era, infatti, conosciuta come una delle artiste più esigenti.
Lei notò che Eddie stava sudando copiosamente, ma non gli diede tregua. Invece, continuò a fissarlo, mentre lui frugava freneticamente fra i suoi strumenti, facendone cadere alcuni per l'agitazione. Cominciò poi a passare le mani tra i capelli di lei, togliendo forcine e riorganizzando ciocche in una nuova pettinatura. Eddie si agitò ulteriormente quando notò che,
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per la fretta, ciuffi di capelli di Eloïse continuavano a sfuggirgli tra le dita, rifiutandosi ostinatamente di essere raccolti in uno chignon. Il tamburellare delle dita della ballerina sulla scrivania non lo aiutava certo a rilassarsi. Eddie la guardò, chiedendo silenziosamente comprensione e pazienza, ma lei non concesse né l'una né l'altra.
La porta si aprì e un assistente alla regia dotato di microfono e cuffie, incaricato della pianificazione del servizio fotografico, entrò.
«Cinque minuti, Eloïse. È fattibile?»
Ciò che seguì fu un rapido scambio di sguardi fra i tre: Eloïse guardò Eddie e lo sguardo dell'assistente alla regia si posò prima sui capelli scompigliati di Eloïse, si spostò poi su di lei e, infine, arrivò a Eddie, intento a destreggiarsi con le ciocche della ballerina.
«Certo, è fattibile, Grégory. Grazie».
Eloïse rispose con quella voce melliflua che, come Eddie aveva riscontrato più volte, nascondeva una sfumatura di disprezzo.
Fuori dal camerino di Eloïse, i tecnici stavano finalizzando le ultime impostazioni delle telecamere, gli assistenti si assicuravano che il set fosse pulito e pronto per ospitare la ripresa, mentre Eve e Camille, l'assistente personale della ballerina, poco più che ventenne, camminavano nervosamente avanti e indietro.
In un angolo dello studio, Edouard, un uomo elegante e distinto con capelli corti e argentati, sorseggiava tranquillamente dell'acqua frizzante, sfogliando le pagine di una rivista, Pas de deux, sulle quali figurava Eloïse, immortalata in complicate pose e salti di danza, ora eseguendo un grand jeté en tournant, ora sostenuta in aria dal suo partner o, ancora, eseguendo posé pirouettes.
Edouard udì delle voci levarsi alla fine del corridoio e, alzando lo sguardo, vide Camille e Eve dirigersi verso il camerino di Eloïse. Un sorriso gli si dipinse in volto. Mise da parte la rivista e si alzò, pronto a godersi lo spettacolo che sapeva stava per svolgersi davanti a lui.
Eloïse camminava lungo il corridoio che portava allo studio, preceduta da Grégory che stava liberando il passaggio da fogli sparsi, attrezzature fotografiche e altri potenziali ostacoli. Camille seguiva Eloïse armata di penna e taccuino, pronta a prendere nota delle sue richieste. Eddie fece un ultimo aggiustamento a una ciocca ribelle, prima di appoggiarsi contro il muro, sfinito dalla tensione, appena in grado di percepire la pacca sulla spalla che Eve gli diede, in segno di solidarietà.
Gli occhi di Edouard si illuminarono e le sue labbra si distesero in un sorriso compiaciuto mentre Eloïse si avvicinava. Osannata dai suoi partner, amata dal suo pubblico e adorata dai fotografi, Eloïse camminava, si comportava e si presentava come una dea. Lavorare per lei come parrucchiere, truccatore o persino assistente personale era un sogno per molti, che, se non si era sufficientemente forti caratterialmente, poteva facilmente trasformarsi in un incubo. Tanto duro lavoro, dedizione e una ferrea determinazione avevano permesso a Eloïse di raggiungere la vetta della danza classica non solo francese ma addirittura mondiale ed era esattamente quello che ora lei esigeva dai suoi collaboratori. Edouard lo sapeva perché aveva avuto l'onore di conoscere la vera Eloïse, con le sue paure, i suoi demoni, le sue tragedie, un privilegio che lei concedeva solo a pochi intimi. Lui sorrideva orgoglioso nel vedere la professionista che, negli anni, era diventata e l'autorità della quale ora, a buon diritto, godeva; si compiaceva nel vedere quanto tutti i suoi collaboratori, nonostante la sua severità e in virtù delle sue impareggiabili abilità, la rispettassero e la adorassero, perché sapeva più di chiunque altro quanto lei se lo meritasse.
Edouard seguì Eloïse con lo sguardo, mentre si avvicinava: i suoi capelli mori e ondulati le incorniciavano il viso, disegnando un'elaborata pettinatura e intonandosi con il colore scuro del trucco, che metteva ancor più in risalto lo smeraldo dei suoi occhi. Osservò le labbra rosse di lei distendersi in un sorriso non appena i loro sguardi s'incrociarono. Edouard l'accolse sul set, le prese la mano e la baciò delicatamente sulla guancia.
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La danza della fata confetto, da Lo Schiaccianoci, suonava in sottofondo, coprendo la voce di Edouard e il riso di Eloïse che, inclinando leggermente la testa all'indietro, liberava un'inebriante fragranza di gelsomino. Il fotografo riconobbe quel profumo, che proprio lui le aveva regalato. Quell'aroma, dolce e caldo, floreale, delicato ma combattivo allo stesso tempo, sembrava essere stato ideato e creato apposta per lei.
Eloïse lanciò un rapido sguardo a Camille che, attenta come sempre, capì immediatamente e si precipitò ad aiutare la ballerina a sfilarsi il mantello e gli scaldamuscoli; la giovane le sistemò i volant del vestito ed Eloïse procedette poi a ultimare il riscaldamento. Iniziò dalla testa, ruotandola verso destra, poi a sinistra, in avanti e indietro. Fece lo stesso con le caviglie e le ginocchia. Poi si chinò, con agio e facilità, in avanti, con le gambe completamente tese e i gomiti che quasi toccavano il pavimento, e iniziò a massaggiarsi i polpacci. Rialzatasi, spostò la propria attenzione sui fianchi. Mantenendo gli addominali contratti e la gamba destra completamente distesa e in en dehors, ruotata verso l'esterno, iniziò a far oscillare la gamba sinistra avanti e indietro, in una serie di grands battements, avendo cura di passare sempre dalla prima posizione, disegnando con le gambe un angolo di centoventi gradi. Fece lo stesso con la gamba destra e, dopo un'ultima circonduzione delle spalle, fece un cenno in direzione di Edouard. Lui colse l'indicazione e prese posizione sul set, dietro la telecamera.
Eloïse fece un respiro profondo e, a tempo di musica, iniziò a correre verso il centro del set. Poi i suoi muscoli si contrassero, le gambe si piegarono, pronte a distendersi di nuovo, scattanti come molle e, al centro esatto del set, Eloïse saltò: la gamba destra distesa in avanti e la sinistra perfettamente dritta dietro di lei, in posizione di spaccata laterale; i muscoli di quadricipiti e polpacci perfettamente definiti e le punte dei piedi completamente tese, impeccabilmente in linea con il resto della gamba a disegnare la punta affilata di una lancia; la schiena, flessibile, elastica, potente, era inarcata all'indietro; le braccia erano aperte e stese verso l'alto a forma di “V” e le dita delle mani, lunghe, eleganti e aggraziate, quasi si collocavano sulla stessa linea del polpaccio sinistro; la testa, anch'essa piegata all'indietro, completava, infine, questo meraviglioso ritratto di perfezione, forza, bellezza e tecnica. Edouard catturò questo splendido scatto di Eloïse, sospesa in aria, proprio quando il Valzer dei fiori de Lo Schiaccianoci raggiunse il suo apice, mentre truccatori, assistenti, parrucchieri e tecnici, assistevano, ammirati, a questo spettacolo di precisione, potenza e carattere.
La fotografia fu pubblicata sulla rivista Pas de Deux, insieme a un'intervista a Eloïse Leroy. Alla domanda conclusiva dell'incontro, che la interrogava sul traguardo di cui era più fiera nella sua vita professionale, la risposta di lei si stagliava forte e chiara sulla pagina: diventare prima ballerina dell'Opéra di Parigi, tempio della danza classica francese. E questo successo lo devo solo a me stessa.
ISBN: 9798883180087
Genere: Dramma
Pubblicato: 20 agosto 2024
Numero di pagine: 376 pagine
Peso articolo: 481 g
Dimensioni: 12.85 x 2.41 x 19.84 cm
Lingua: Italiano
Prezzo: Copertina flessible 17,99€ | eBook 9.99€
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